Tra le poche amicizie giornalistiche professionali italiane che coltivo con molto interesse, un amica e donna molto preparata, con un onesta' intelettuale molto obiettiva.
Una professionista che ha gia' scritto per l'Ucraina. Il mio incontro con l'amica Carla Reschia, una chiacchierata amichevole con il suo racconto dell'ultimo viaggio fatto pochi mesi fa in Ucraina che lo ripropongo a Voi lettori del mio Blog.
Un modo come un altro per approfondire la conoscenza di questo meraviglioso Paese, attraverso l'obiettivita', l'onesta' professionale e l'esperienza diretta di una valida giornalista italiana.
Carla Reschia, giornalista, scrittrice, traduttrice e curiosa del mondo che ha studiato Giurisprudenza presso Università degli Studi di Genova e fa parte della redazione de "La Stampa", uno dei più conosciuti e diffusi quotidiani italiani, con sede a Torino. Carla ha gia' avuto modo di raccontare una parte dell'Ucraina con un suo personale articolo nel mese di Settembre u.s. su "La Stampa" Viaggi.....
Ecco il suo racconto inedito con le personali impressioni alla scoperta di questo nuovo territorio ad est Europa.....l'Ucraina, terra di confine !
* FOTO di proprieta' di Carla Reschia
Dopo aver visitato quest'estate per la prima volta l' Ucraina ne sono diventata un fan e quindi apprezzo molto l'idea di Giuseppe Correra di far conoscere il paese e promuoverne il turismo.
Perché ne ha bisogno per svilupparsi, intanto, ma soprattutto perché lo merita: l'Ucraina non ha nulla da invidiare alle mete più note e prestigiose dellEuropa centrale.
Anzi. Se c'è una cosa che mi ha colpito è la varietà dei luoghi, dell'architettura e delle città. E' come se più paesi, a volte anche parecchio diversi tra loro, fossero concentrati in uno solo. Questo è il lascito della sua complessa e molte volte drammatica storia: le diverse regioni che la compongono nel corso dei secoli sono appartenute ad altri paesi, divise di volta in volta tra impero austroungarico e Russia, Polonia, impero ottomano; e tutti vi hanno lasciato le loro tracce.
Io in Ucraina ci sono arrivata in auto, attraversando nella sua lunghezza l'Ungheria, e ho quasi subito incontrato i Carpazi.
Una zona di grande suggestione, che prosegue idealmente la Bucovina romena, ricca di paesaggi verdi e riposanti, laghi, torrenti e boschi a perdita d'occhio.
Le attrezzature alberghiere sono più che decorose e se si ama l'idea di una vacanza a contatto con la natura i paesaggi valgono le Alpi e le possibilità di fare escursioni non mancano.
Inoltre, il rapporto qualità prezzo, non solo qui ma anche nelle grandi città, è ottimo.
Le strade, in cambio, talvolta sono pessime. Ma ci stanno lavorando e le arterie principali sono tutte in discrete condizioni. La guida, come in molti paesi dell'area è, beh, disinvolta, diciamo. Meglio usare prudenza...
Leopoli, in latino la città del leone, anche nota come L'viv, Lwów, L'vov, Lemberg, è stata la mia prima meta. E' detta la "piccola Vienna", ma a me da subito mi ha ricordato Cracovia, una città che amo, sia per l'inconfondibile impronta austroungarica, sia per la vivacità.
A Leopoli si può e si deve far notte nella miriade di locali, ristoranti, birrerie, vinerie, night, affollati di studenti universitari e e di turisti che gravitano attorno alla piazza Rynok, la piazza del mercato, e che hanno uno dei loro fulcri nel Drunken cherry, il piccolo, bellissimo locale che vende a bicchieri e a bottiglie il liquore di ciliegie tipico della città.
Vale la pena vederlo solo per ammirare i grandi recipienti pieni di ciliegie immerse nell'alcol da cui si attinge .
Mi ha ricordato un posto famoso, quello dove a Lisbona si vende la ginja, che è pure un liquore di ciliegie - amarene in effetti - molto simile. Strane consonanze su cui varrebbe forse la pena di indagare.
Poi la piazza Rynok è bellissima pure di giorno e anche senza aver bevuto lo sherry, perché attorniata dai sontuosi palazzi rinascimentali costruiti dai ricchi mercanti che fecero prosperare la città.
Del resto tutto il centro storico, patrimonio Unesco dal 1998, è incantevole, un tuffo nell'Europa della fine dell'800, con chiese bellissime di tutte le confessioni, compresa la cattedrale armena, merce rara da vedere fuori, appunto, dall'Armenia.
Da Leopoli, secondo me, non bisogna andarsene senza essere almeno saliti all' "Alto Castello" (Vysokyi Zamok), un punto panoramico con una vista spettacolare su tutto il centro storico e aver visitato il cimitero Lychavik, un museo di tombe che sono vere opere d'arte e che restituisce il fascino cosmopolita della storia cittadina.
Se Leopoli ricorda i fasti asburgici, a Kiev, la capitale, è evidente l'impronta monumentale e grandiosa della matrice russa.
E' una metropoli grande e articolata, piena di enormi palazzi, di monumenti e di chiese con le cupole luccicanti d'oro, ma anche di incantevoli passeggiate nei parchi che seguono il corso tortuoso del Dnepr.
A me è piaciuto molto alloggiare nell'enorme hotel Ukraina, che si affaccia sul Maidan ed è comodo per visitare il centro e prendere la metropolitana (che ricorda, in piccolo, quella di Mosca) e ha un'innegabile atmosfera sovietica, pur essendo moderno e curato.
Premesso che ci si potrebbe fermare un mese cambiando ogni giorno destinazione e non aver ancora visto tutto uno dei miei luoghi preferiti a Kiev è il quartiere Podil, l'antico centro storico, lungo il fiume, che d'estate con i suoi ristorantini all'aperto e le spiagge, ha l'aria allegra di un centro balneare.
Consigliabilissima anche nella bella stagione, una gita in battello, per vedere la città da un punto di vista insolito. A Kiev si può, secondo me si deve anche, andare a rendere omaggio a due luoghi in realtà davvero tristi ma fondamentali per capire i momenti oscuri della storia recente del paese.
Parlo di Babi Yar, alla periferia della città dove un grande parco commemorativo circonda il fossato dove i nazisti buttarono, dopo averli trucidati, oltre 33 mila ebrei ucraini durante l'occupazione tedesca, nel 1941.
Un altro luogo della memoria, sulla collina che sovrasta Kiev è il suggestivo cippo che con il piccolo museo sottostante ricorda l'Holodomor, la carestia indotta da Stalin nel paese nei primi Anni '30 che causò la morte di fame di almeno un milione di persone.
La mia terza e ultima tappa in Ucraina è stata Odessa, una città leggendaria, da cui mi aspettavo molto e che ha superato le mie aspettative.
E' meno curata di Leopoli, e meno monumentale di Kiev, ma ha un fascino tutto suo, un po' Parigi, un po' orientale, un po' città mediterranea, con il Mar Nero a due passi e un'atmosfera sospesa tra la malinconia e la gioia di vivere.
Mi è anche piaciuto molto seguire la costa fin quasi al confine con la repubblica moldava, in un paesaggio lagunare, un po' industriale, un po' campagnolo, con piccoli paeasini meta di un turismo semplice e familiare e una simpatica aria Anni '60.
E poi naturalmente ci sono gli ucraini. Anche loro tutti diversi, ma interessanti. I giovani forzuti che in una piazza di Leopoli si sfidavano trasportando di corsa pesi incredibili cercando di ostentare disinvoltura e le ragazze eleganti e mondane di Kiev, il tipo che cercava una conversazione mescolando parole russe e inglesi e spiegandosi a gesti e sorrisi, i muratori allibiti a cui in un sobborgo di Odessa cercavo di chiedere dove fosse il museo delle catacombe dei partigiani (che poi era da tutt'altra parte), la ragazzina che vendeva gite guidate che ci ha fatto segno di aspettare ed è andata a chiamare il fratello che parlava inglese, un'intera sera in uno strano ristorante arredato come una prigione medievale dove servivano ottime bistecche e dove un intrattenitore faceva battute che facevano ridere di cuore tutti quelli che capivano l'ucraino.
Una fila di donne con tanto di fazzolettone in testa fuori da una piccola chiesa affollata all'inverosimile, che pregavano e cantavano seguendo il rito della chiesa greco-cattolica ucraina, a lungo perseguitata, che unisce la liturgia orientale alla fedeltà a Roma.
E l'allegria di una mattina di mercato a Mukacheve, una cittadina quasi al confine ungherese, tappa di poche ore per trovare un bancomat e diventata invece una piacevolissima sosta.
Mi mancano molte cose da vedere in Ucraina e spero di tornarci.
Intanto, grazie a questo blog che la fa conoscere a un maggior numero di persone.
Ringrazio l'amica Carla Reschia per la sua disponibilita' e del tempo che mi ha dedicato. Sicuramente ci rincontreremo presto.
Grazie.
Spero che questo articolo sia stato di tuo gradimento. Resta aggiornato con il mio Blog : UCRAINA ambiente, cultura, turismo e marketing.
Un cordiale saluto e, apuntamento alla prossima.
Giuseppe Correra
Blogger / Food Marketer
Chernivtsi (Ucraina)
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